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Fano (Italia)

8 août 2013
Jazz by the Sea 2013, 22-27 luglio 2013
© Jazz Hot n°664, été 2013

Jazz by the Sea ha celebrato la 21esima edizione con un bilancio positivo, ma non senza fatica e patemi d’animo. Infatti, nei mesi scorsi alcune serie complicazioni – principalmente legate alla difficoltà di ottenere l’adeguato sostegno delle istituzioni – ne avevano fatto temere perfino la cancellazione.
La manifestazione si è svolta tra il 22 e il 28 luglio, ospitando gli eventi principali nella suggestiva Corte Malatestiana, mentre il concerto finale – affidato ai pirotecnici Funk Off – si è tenuto come d’abitudine all’interno della riserva naturale della Gola del Furlo. Rispetto agli anni precedenti, è stato riservato uno spazio molto maggiore ai talenti emergenti e in particolare ai musicisti marchigiani: è stato possibile apprezzarli nell’incantevole cornice di San Francesco, chiesa sconsacrata e senza tetto, dunque una sorta di teatro all’aperto. Particolarmente interessante, in questo contesto, è risultata l’esibizione del quintetto del batterista Matteo Fraboni, autore di composizioni densamente strutturate e basate su frequenti cambi metrici.
Tornando agli eventi di maggior richiamo, dal 22 al 25 luglio si sono succeduti la reunion dei Brecker Brothers, il piano solo di Michel Camilo, il progetto Spellbound di Trilok Gurtu e il duo tedesco Michael Wollny (p)-Eric Schaefer (dm).


L'Enchantement Quartet di Fabrizio Bosso, Jazz by the Sea, Fano 2013 © Amanera Photo by courtesy of Jazz by the SeaIl 26 Fabrizio Bosso si è presentato con il suo Enchantement Quartet, gruppo ormai consolidato e affiatatissimo: Luca Mannutza (p), Rosario Bonaccorso (b), Lorenzo Tucci (dr). Bosso dimostra come si possa attualizzare degli elementi di derivazione hard bop in forma di jazz moderno, vivo e palpitante. Il trombettista esibisce una stupefacente padronanza delle risorse tecniche ed espressive: attacchi brucianti, fraseggio nitido e articolato anche negli up tempo più serrati, sapienti pause sui tempi medi e lenti, ampia gamma di sfumature timbriche, prodotte anche col supporto della sordina plunger. Bosso ha dunque elaborato un linguaggio risultante dalla sintesi di componenti diverse: i maestri del bop (Clifford Brown in primis), i solisti delle grandi orchestre – soprattutto quella di Ellington – e l’eredità di New Orleans.
Tracce modali potentemente strutturate e cambi metrici ingegnosi esaltano il lavoro dei colleghi. Al piglio energico e alle figurazioni poliritmiche di Tucci si contrappongono la cavata pregnante e le linee melodiche di Bonaccorso. Mannutza sviluppa orizzontalmente il tessuto armonico con penetranti fraseggi alla Herbie Hancock, rinforzati da blocchi di accordi e appoggi ritmici tyneriani, e da un blues feeling che evoca a tratti Horace Silver e Bobby Timmons.

Paquito D'Rivera e Vana Gierig Quartet, Jazz by the Sea, Fano 2013 © Amanera Photo by courtesy of Jazz by the SeaDi scena il 27 con il suo quartetto, il pianista tedesco Vana Gierig ha messo in mostra uno stile conciso ed essenziale, in cui il retroterra europeo si esprime negli impianti armonici e nelle costruzioni melodiche dei temi, sempre compiutamente architettati e contraddistinti da frequenti cambi d’atmosfera. Con il solido sostegno di Matthew Parrish (b) e Marcello Pellitteri (dr), la multiforme materia ritmica compie riferimenti – a volte evidenti, a volte impliciti – anche al Brasile (chôrinho, samba) e alla cultura afrocubana. Ovviamente, Paquito D’Rivera ci si cala con naturalezza e con la consueta maestria, sia al clarinetto - dove si colgono pure tracce di Buddy De Franco e Tony Scott – che al contralto, dalla radice parkeriana filtrata attraverso la lezione del connazionale Mario Bauzá. Quanto al suo contributo compositivo, «Yo recuerdo a Dizzy» è un tributo a Gillespie, con varie citazioni (tra cui «Manteca» e «Salt Peanuts») e approdo finale a una rilettura tutt’altro che scontata di «A Night in Tunisia». Si segnala poi per la sua peculiarità «To Brenda with Love», dove lo schema ritmico di matrice samba confluisce addirittura in una fuga bachiana.
Come detto, il bilancio finale per Jazz by the Sea è più che soddisfacente, a dimostrazione del fatto che nelle difficoltà si può produrre cultura, anche puntando – perché no? - sulla valorizzazione dei musicisti italiani.

Enzo Boddi